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Si è tenuto a Trieste il 16 settembre presso il Centro Congressi della Stazione marittima di Trieste l'iniziativa della Commissione europea Dialoghi con i cittadini. Tra i partecipanti solamente alcuni hanno potuto personalmente rivolgere le loro domande a Viviane Reding, vice presidente della Commissione europea e a Enzo Moavero Milanesi, ministro italiano per gli Affari europei. Il WWF Trieste ha inoltrato alla Vice Presidente questa lettera.
Trieste
li 16 settembre 2013
Gentilissima
Vice - Presidente,
come
Ella ha avuto occasione di ribadire in occasione dell'incontro “Dialogo con i
cittadini” di Trieste del 16 settembre, l’Unione Europea ritiene che
l’efficacia e l’effettività di una politica di tutela dell’ambiente debba passare
attraverso l’attribuzione di un importante ruolo alle ONG.
Ne
rappresento qui una, il WWF di Trieste, costituita all’inizio degli anni
Settanta. Nello stesso periodo nel quale anche l’allora CEE iniziò a elaborare
un proprio programma in materia ambientale.
Tre sono le
questioni che sollevo rispetto alle quali sarei
molto grato se lei trovasse il tempo di darmi una risposta.
Mi
ricollego ai tre pilastri indicati dalla Convenzione di Aarhus: diritto
all’accesso alle informazioni, partecipazione ai processi decisionali, accesso
alla giustizia in materia ambientale.
Rispetto
a tutti e tre questi diritti l’Associazione ha avuto modo di rilevare dei gravi
difetti di applicazione, sia nei rapporti con la Commissione sia a livello nazionale.
Abbiamo
notato che il potere di segnalazione alla Commissione di infrazioni
comunitarie non porta più a grandi
risultati. WWF Italia e Lipu hanno trasmesso di recente un dossier di denuncia
sulle violazioni della direttiva Natura 2000, indicando le violazioni più
frequenti e diversi casi specifici. A poca distanza da qui delle opere della
Protezione civile regionale, senza essere precedute da una valutazione di
incidenza, hanno devastato un’area protetta. Questo caso fa parte di quel dossier.
Dopo la prima comunicazione di avvio del procedimento, le ONG che hanno redatto
l’esposto, perdono qualsivoglia controllo sul suo iter. Questo è sottratto
all’accesso in quanto gli scambi di informazione tra Commissione e Stato membro
sono parificati alle relazioni diplomatiche. Ne consegue l’impossibilità di
interloquire con la
Commissione. Non potrebbero essere individuate opportune forme
di dialogo?
La
Commissione attende inoltre la definizione dei procedimenti giudiziari interni
che, nel caso dell’Italia, possono durare una decina di anni. Non può essere prevista l’adozione di misure
temporanee e urgenti, che consentirebbero di impedire l’alterazione
irreversibile o parziale del sito in questione?
La
partecipazione ai processi decisionali avviene in materia ambientale
essenzialmente in sede di valutazione dell’impatto ambientale dei progetti,
attraverso la redazione di osservazioni scritte. Nessuna altra forma di
partecipazione è obbligatoria in Italia. Quanto scritto dalle associazioni,
inoltre, non viene tenuto in considerazione. Talvolta non ne viene nemmeno dato
atto nel provvedimento finale o fornita adeguata controdeduzione. Le proteste
in piazza, qui come in Val di Susa, non ne sono forse la conseguenza?
Lei
ritiene che la procedura di VIA in Italia, in particolare per le grandi opere, svolga
quel ruolo che le regola europee le hanno attribuito?
Tutto
ciò dovrebbe poter trovare rimedio in sede giurisdizionale nazionale. Ebbene in
questi ultimi anni in Italia sono stati frapposti tutti gli ostacoli possibili
all’accesso alla giustizia in materia ambientale da parte di cittadini e
associazioni.
La
Commissione intende intervenire su questo tema?
Un caro
saluto e ringraziamento
Il
Presidente
avv. Alessandro Giadrossi
Spett.
Commissione
Europea
Alla
Cortese Attenzione
del
Vice- Presidente
Viviane
Reding
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