Il 2017 non lo scorderò
facilmente. Ho perso nell’arco di pochi mesi due grandi maestri: Nereo Battello
e Marino Vocci. Chi mi aveva insegnato a difendere nelle aule del Tribunale e
chi ad amare la convivialità, la natura dal Carso a Cherso e le comuni radici
istriane.
Ci eravamo conosciuti
all’inizio degli anni 80. Facevamo parte della commissione ambiente del PCI
triestino. “Due cani in ciesa” avrebbe detto, sorridendo sotto i baffoni. Per
nostra fortuna la Commissione era presieduta da un galantuomo, Tullio Morgutti,
bravo e aperto sulle questioni ambientali. Era un gruppo di idealisti, tra i quali
ricordo Bruno Grego e Franco Perco; contavamo come un due di picche rispetto ad
altre commissioni, ad esempio quella urbanistica. Si combatteva “dall’interno”.
Da allora è stato un
susseguirsi di incontri, collaborazioni, iniziative, conferenze, presentazioni,
interviste, escursioni, viaggi, cene, caffè al volo. Sempre di persona. Non amavi
le comunicazioni a distanza se non per decidere dove trovarsi. Ogni occasione
di incontro diventava così indimenticabile. Ci si guardava negli occhi. Se il
discorso cadeva su un progetto, un’iniziativa i tuoi occhi brillavano. Ci si
capiva immediatamente. Mai una questione di etichette: WWF o Mare Vivo o Gruppo
85.
Abbiamo brindato assieme
i tuoi anni nell’amata casa di Caldania, abbiamo studiato piani regolatori e
carte processuali, bevuto il mirto, da soli, a tardi sera, nella mia casa di San
Piero, davanti al fuoco, confidandoci le difficoltà della vita, gli ostacoli
che ogni giorno dobbiamo superare. Grazie per la fiducia che hai riposto in me.
Caro Marino, troppo
presto ci hai lasciato, dovevi ancora insegnarci tante cose, portarci in giro
per l’Istria… Forse siamo solo degli inguaribili egoisti, per te è venuto il
momento del giusto riposo.
Sandro
Pochi anni fa tu che creavi ponti sei venuto a registrare una "Barca dei sapori" quassú nelle valli di Primiero e Vanoi in Trentino per creare un legame tra le nostre terre per poterci sentire vicini anche se lontani. Io ho perso il papà a 8 anni e se avessi dovuto sceglierne un altro tu saresti stato il primo della lista per la bellezza di quegli occhi che raccontano storie che lasciano a bocca aperta, che fanno nascere nuovi battiti nel cuore, che fanno sentire fieri di essere al mondo.
RispondiEliminaTermino con una citazione che rubo a Sant'Agostino.
"La morte non è niente
Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato,
che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega,
sorridi,
pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano,
sono dall’altra parte,
proprio dietro l’angolo.
Rassicurati,
va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere,
se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace."