da ufficio stampa WWF Italia ONG ONLUS
WWF
e Fondazione Principe Alberto di Monaco II hanno appena lanciato un appello
affinché l’industria della pesca al tonno rosso non ripeta gli errori
compiuti nel passato; errori che hanno portato la specie sull’orlo del
collasso. L’appello, lanciato il giorno dell’apertura della stagione di pesca
al tonno rosso con le reti a circuizione, al via la scorsa settimana nel
Mediterraneo e nell’Atlantico orientale, è stato rivolto sia ai pescatori sia
ai rivenditori invitandoli ad adottare sistemi di certificazione.
“Non
possiamo dimenticare che la decisione adottata lo scorso anno di incrementare
la quota di pescato non si è basata sulla valutazione dell’intero stock di
pesce, sebbene i primi segni incoraggianti di recupero della specie siano stati
osservati dal 2013. Il nuovo ‘status’ sarà disponibile solo nel 2016 e prima di
allora non si è in grado di di fornire raccomandazioni basate su dati
scientificamente validi – ha dichiarato Gemma Quílez-Badia, coordinatrice del Bluefin
tuna project presso il WWF Mediterraneo.
Infatti
in occasione dell’ultima sessione dell’ICCAT la Commissione internazionale per
la conservazione dei tunnidi dell'Atlantico, tenutasi nel novembre 2014, le
nazioni peschiere decisero di aumentare la quota di pescato del 20% l’anno, da
13.500 tonnellate a 16,142 tonnellate nel 2015 fino al 19,296 tonnellate nel
2016.
Esistono,
infatti, ancora molte falle nel sistema di tracciabilità dei metodi di
pesca, soprattutto nelle fattorie di ‘ingrassaggio’ del tonno rosso, che va
ricordato essere al momento attuale la specie di tonno, tra quelle consumate
dagli italiani, che rischia maggiormente il depauperamento dello stock.
L’unico
metodo sicuro che certifica la provenienza sostenibile del pescato è la
certificazione MSC.
Il
WWF e la Fondazione auspicano che tale metodo venga adottato anche
dall’industria del tonno. “Il futuro del tonno è ora nelle mani del nuovo
impegno di pescatori, industria, commercianti, rivenditori e consumatori: solo
con il loro aiuto si potrà assicurare il recupero a lungo termine dello stock”
– conclude Marco Costantini, responsabile Mare del WWF Italia.
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