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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

lunedì 9 marzo 2015

Si conclude la campagna del WWF Stop ai crimini di Natura. Una conferenza sul lupo

di Alessandro Giadrossi

Con la conferenza sul Lupo che si terrà questa sera si concluderà la campagna nazionale Stop ai crimini di natura.

Finora sono state raccolte oltre 55.000 firme della petizione nel corso di oltre cento eventi organizzati negli ultimi tre mesi dal WWF.

Con la petizione si chiede di introdurre il nuovo 'delitto di uccisione di specie selvatiche protette', una  ''violazione punita sinora con una semplice contravvenzione''. La recente approvazione da parte del Senato del ddl sugli ecoreati non comprende, infatti, la  fauna selvatica. I reati contro la fauna selvatica rappresentano ''il 22% del totale dei reati ambientali''.  Nel nostro Paese rischiano di rimanere impunite le uccisioni di specie simbolo come il lupo, gli orsi, le aquile  e le tartarughe marine. La petizione chiede altresì il rafforzamento del sistema dei controlli e, quindi, del Corpo Forestale dello Stato.

Per concludere la campagna il WWF Italia ha scelto il lupo, una specie simbolo delle sue battaglie.


Già nel 1971 il WWF lanciò l’Operazione San Francesco per salvare il lupo di cui esistevano allora non più di 200 esemplari. Si ottenne così anche il primo provvedimento normativo per la tutela di questa specie, firmato nel 1973 dal ministro Lorenzo Natali.

Il lupo (Canis lupus)  e una delle specie più importanti dell'intero patrimonio faunistico italiano e internazionale ed è oggi in un momento di forte espansione territoriale e numerica.

Come accade in presenza dei grandi carnivori, il bracconaggio costituisce la tipica risposta ad una situazione di attrito che si instaura tra coloro che vedono i propri interessi economici messi in discussione dalla presenza del predatore e il predatore stesso.

La carenza di informazioni e di conoscenze tecniche, l'assenza (più o meno percepita) degli organi di controllo, la complessità di taluni meccanismi di indennizzo del danno e il ritardo con cui gli indennizzi vengono elargiti, costituiscono il terreno fertile su cui cresce e si propaga la piaga del bracconaggio.

La salvaguardia del lupo passa necessariamente attraverso la messa in atto di molteplici azioni.

La mancanza di una politica di sistema di carattere nazionale, da molti richiamata ma mai veramente promossa, costituisce il vero nodo del problema. Vi è un’indiscutibile carenza di politiche strutturali di prevenzione dalla predazione e gestione dell’allevamento zootecnico.

Le politiche messe in atto per mitigare il conflitto tra grandi carnivori e attività antropiche ad oggi non sono state in grado di ridurre significativamente l'ostilità di determinati settori della popolazione o di porre un reale freno al bracconaggio, soprattutto nell'area appenninica.
Il bracconaggio nei confronti dei lupi, che  avviene con armi da fuoco, lacci  e uso di bocconi avvelenati, rappresenta una delle primarie cause di morte della popolazione italiana.

10 lupi furono uccisi nei primi due mesi del 2014 e, in alcuni casi, furono fatti appositamente ritrovare nelle piazze dei paesi nel Grossetano in sfregio alle istituzioni locali e in aperto contrasto con le norme di stretta tutela della specie.

Il grossetano però non sembra essere un caso isolato ma in diverse parti del nostro territorio. Lungo le  fiumare dell’Aspromonte e nelle valli dell’Appennino piemontese, si registrano frequenti fenomeni di bracconaggio ai danni di questa specie, con una stima di perdita di un 15/20% dell’intera popolazione italiana che, se stimata in almeno 1200 esemplari, significa inesorabilmente 180/240 esemplari uccisi da armi da fuoco, lacci, trappole e veleno.

Pochi giorni fa è stato trovato ucciso un lupo ad Arezzo a causa di un boccone avvelenato.

La sanzione per l’uccisione o la cattura non autorizzata di un lupo  va da due a otto mesi di arresto o l'ammenda da 774 euro a 2.065 euro (legge 157 1992 - art. 30, lett. b). A questa va aggiunta quella prevista dall’articolo 727 bis, introdotta nel 2011, che prevede l'arresto da uno a sei mesi o con l'ammenda fino a 4.000 euro. Sanzioni risibili perché i procedimenti penali così possono essere definiti solo con una sanzione pecuniaria.

Pochi sono poi i casi nei quali si è riusciti a identificare il responsabile dell’uccisione di un lupo. In Val di Susa il 25 febbraio 2012 un giovane lupo fu trovato agonizzante in una vigna tra le frazioni Sarà di Trana e Colombé di Giaveno: era rimasto soffocato dal laccio di un bracconiere. Il Corpo Forestale dello Stato, nell’ambito del quale esiste un Nucleo operativo antibracconaggio NOA, condusse le indagini che consentirono di individuare l’autore dell’atto di bracconaggio, un pensionato che cercava di liberarsi illegalmente di alcune volpi. Dopo gli accertamenti del caso, l’uomo, reo confesso, fu denunciato alla Procura della Repubblica di Torino e nel processo il WWF si costituì parte civile. L11 aprile 2014, il responsabile  è stato condannato dalla Quinta Sezione Penale del Tribunale di Torino alla pena detentiva di tre mesi a seguito patteggiamento.

Per saperne di più, sino a metà marzo, potrete recarvi nelle Biblioteche cittadine che hanno aderito alla nostra campagna per la diffusione della conoscenza sulla conservazione del lupo.

Desidero ringraziare tutti i volontari per l’attività che hanno svolto, coloro che hanno dato il loro contributo economico e che hanno sottoscritto la petizione.



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