La biodiversità nella rete della criminalità organizzata
di Sonia Sudic Bauzon
Una specie estinta non è semplicemente
una specie in meno, una specie estinta è perdita di biodiversità, alterazione e
compromissione irreversibili dell’equilibrio delicato degli ecosistemi, che
provvedono a rifornirci di cibo, salute, fonti energetiche, ma anche di bellezza
e qualità della vita. La nostra stessa sopravvivenza dipende dall’enorme
varietà delle risorse naturali, eppure basiamo il nostro sviluppo economico sul
loro sfruttamento insostenibile. Negli ultimi anni la velocità di estinzione
delle specie animali e vegetali è aumentata vertiginosamente, tanto che
attualmente è minacciato il 23% dei mammiferi: tigri, elefanti, rinoceronti,
gorilla, balene, orsi polari, per citarne solo una piccolissima parte,
rischiano di scomparire nei prossimi anni.
La
principale causa delle estinzioni, dopo la perdita degli habitat, è il traffico
illegale di fauna e flora selvatiche. Esemplari appartenenti alle specie
protette vengono catturati per essere venduti sul mercato nero come animali da
compagnia, oppure uccisi e trasformati in trofei, pellicce, souvenir, amuleti,
in un circolo vizioso che si alimenta grazie al valore sempre più alto delle
specie che via via si estinguono.
“NATURA
CONNECTION” Crimini contro la natura in Italia e nel Mondo, è l’ultimo dossier del WWF, che
mette a fuoco le dimensioni allarmanti di questo saccheggio.
Vediamo alcuni dati tratti
dal dossier: gli elefanti
uccisi nel 2013 sono stati 25mila, 70 al giorno; soltanto in Sud Africa i
rinoceronti abbattuti sono saliti dai 13 del 2007 ai 1004 dello scorso anno;
dal 2000 al 2012 sono state uccise 1400 tigri – cifra quest’ultima terribile se
paragonata al numero totale delle tigri nel mondo: ne rimangono circa 3000. Alcuni
prodotti derivati da queste specie valgono più dell’oro, come il corno del rinoceronte, richiesto soprattutto
dal mercato asiatico, che vale fino a 66.000 dollari al chilo.
Secondo il
Wwf, il traffico illegale delle specie protette è il quarto mercato illegale
dopo droga, armi ed esseri umani, con un giro d'affari di 23 miliardi di dollari l'anno. La cifra sale fino a
decuplicarsi se
si aggiungono i proventi della pesca illegale, del
taglio illegale di alberi di pregio delle foreste tropicali, dello scarico di
rifiuti tossici e di tutti gli altri crimini ambientali. Sono tutti soldi che vanno ad
arricchire la criminalità internazionale ai danni dell’ambiente e molto
spesso finanziano guerriglie e movimenti terroristici, dai narcotrafficanti ad
Al Qaeda.
I
nuovi bracconieri sono oggi gruppi perfettamente armati e addestrati, che
operano nelle aree più povere del pianeta. Oltre a sterminare la fauna
selvatica, questi criminali consumano abusi di ogni genere sulle popolazioni e
danno vita a lotte armate per il possesso delle risorse naturali, causando instabilità e minando le possibilità di
sviluppo. I rangers, spesso mal equipaggiati, non riescono a contrastarli in
questa lotta impari. Il risultato è la progressiva devastazione della natura e il
gran numero di rangers uccisi in servizio dai bracconieri.
Anche l’Italia è coinvolta, sia come
paese di transito di questi prodotti illegali, sia come paese importatore e
consumatore. Lo provano i dati del 2012 del servizio CITES del Corpo Forestale:
223 reati accertati e oltre 6mila esemplari sequestrati
- tra cui avorio, coralli e conchiglie. Sempre secondo il CITES, il valore del
mercato illegale di specie protette nel nostro Paese ha superato gli 800mila euro. Se poi calcoliamo il valore di tutti i
reati ambientali, la cifra sale a ben 15 miliardi di euro solo per i reati
accertati; una cifra sicuramente sottostimata, considerando che, purtroppo in
Italia il contrasto ai reati ambientali è troppo spesso ostacolato da un
atteggiamento diffuso di indifferenza o, peggio, di indulgenza nei confronti di
chi li compie. Questo atteggiamento fa sì che gli illeciti rimangano spesso
impuniti, come se un incendio boschivo doloso, l’abusivismo edilizio, lo
sversamento di materiali inquinanti, il bracconaggio fossero reati di poco
conto.
Riusciremo a capire
in tempo che dalla salvaguardia della biodiversità dipende il nostro futuro? Difficile
rispondere.
Maggiori
informazioni sono disponibili sul sito criminidinatura.wwf.it
A fine
novembre sarà realizzata una mostra su questo tema presso il Museo Civico di
Storia Naturale di Trieste a cura dell’Associazione WWF Trieste in
collaborazione con il
Corpo Forestale dello Stato Servizio CITES di Trieste.
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