Il rigassificatore è solo parte di un progetto
complessivo di polo energetico. Dietro ad un "mostro" se ne nasconde
un altro: oggi tutti gli occhi sono puntati sul rigassificatore, ma in sospeso
c’è il progetto per la centrale termoelettrica di Lucchini Energia.
Prendendo
spunto dall’editoriale di Paolo Possamai nel quale si interroga sulla necessità
di costruire il rigassificatore, sono andato ad esaminare i tracciati dei due
elettrodotti. C’è quello accessorio all’impianto di rigassificazione, inserito
nel progetto solo nel 2012, e quello che Lucchini Energia ha presentato nel
2011 come integrazione spontanea alla procedura di Via per la centrale
termoelettrica. I due tracciati coincidono, non è una coincidenza... Vediamo in
dettaglio le tessere di questo puzzle: gasdotto, rigassificatore, turbogas ed
elettrodotto.
Mettendoci anche l’elettrodotto aereo Redipugla – Udine Ovest potremmo arrivare ad ipotizzare che si voglia trasformare il porto di Trieste in polo energetico a beneficio degli industriali friulani. Questi, liberi di utilizzare i porti di San Giorgio e Monfalcone, diversificherebbero – sì – le fonti di approvvigionamento: quelle elettriche, potendo scegliere tra A2A e Lucchini Energia. Le quattro infrastrutture che interessano direttamente il nostro territorio sono sinergiche: lo scrive a chiare lettere Lucchini Energia, ancora nel 2010, nel suo comunicato: “la configurazione ottimale (della turbogas) prevede la presenza del rigassificatore e l’estensione della rete di trasporto nazionale del metano, prevedendo perciò specifiche sinergie impiantistiche con infrastrutture limitrofe. Qualora il rigassificatore non dovesse essere realizzato, la Centrale della Lucchini Energia sarà allacciata alla rete nazionale mediante una soluzione di connessione definita da Snam Rete Gas (il gasdotto)”. L’elettrodotto, indispensabile per il collegamento della centrale elettrica, è stato ripreso nel progetto del rigassificatore all’ultimo momento: non ritengo credibile una simile dimenticanza perpetrata dal 2006 a primavera 2012, quanto piuttosto una recente ripartizione degli “oneri accessori” tra le due società energetiche: Lucchini Energia si accolla il gasdotto, Gas Natural l’elettrodotto. Il tracciato dell’elettrodotto rimane quello originale ed il progetto passa di mano. Intanto ci si ostina a nascondere il progetto globale, quello del (fatale) polo energetico.
Mettendoci anche l’elettrodotto aereo Redipugla – Udine Ovest potremmo arrivare ad ipotizzare che si voglia trasformare il porto di Trieste in polo energetico a beneficio degli industriali friulani. Questi, liberi di utilizzare i porti di San Giorgio e Monfalcone, diversificherebbero – sì – le fonti di approvvigionamento: quelle elettriche, potendo scegliere tra A2A e Lucchini Energia. Le quattro infrastrutture che interessano direttamente il nostro territorio sono sinergiche: lo scrive a chiare lettere Lucchini Energia, ancora nel 2010, nel suo comunicato: “la configurazione ottimale (della turbogas) prevede la presenza del rigassificatore e l’estensione della rete di trasporto nazionale del metano, prevedendo perciò specifiche sinergie impiantistiche con infrastrutture limitrofe. Qualora il rigassificatore non dovesse essere realizzato, la Centrale della Lucchini Energia sarà allacciata alla rete nazionale mediante una soluzione di connessione definita da Snam Rete Gas (il gasdotto)”. L’elettrodotto, indispensabile per il collegamento della centrale elettrica, è stato ripreso nel progetto del rigassificatore all’ultimo momento: non ritengo credibile una simile dimenticanza perpetrata dal 2006 a primavera 2012, quanto piuttosto una recente ripartizione degli “oneri accessori” tra le due società energetiche: Lucchini Energia si accolla il gasdotto, Gas Natural l’elettrodotto. Il tracciato dell’elettrodotto rimane quello originale ed il progetto passa di mano. Intanto ci si ostina a nascondere il progetto globale, quello del (fatale) polo energetico.
Esaminando la documentazione che il
Ministero dell’Ambiente mette a disposizione del pubblico per la valutazione
d’impatto ambientale, apprendo che la procedura per la turbogas è stata sospesa
su richiesta volontaria del proponente. Non una, ma due volte. Verrà riavviata
tra poco, il 14 gennaio 2013, e questo spiega la drammatica accelerazione
dell’iter autorizzativo per il rigassificatore: alla turbogas serve che venga
prima autorizzato il rigassificatore, com’è scritto nelle motivazioni per la
richiesta di sospensione. Ma cosa può comportare questo “gioco delle parti” -
che ha portato a spezzettare i progetti ed a sfasare i tempi - sulla validità
delle procedure di valutazione? Potrebbe essere che agli occhi dei componenti
del Comitato Tecnico Regionale, chiamato a valutare la sicurezza dell’impianto,
siano stati nascosti elementi capaci di condizionare negativamente l’«effetto
domino» tra i due impianti principali e, a quelli competenti per l’ambiente, il
cumulo di impatti quali le emissioni in aria di ossidi d’azoto e di
particolato.
Carlo Franzosini
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