In attesa del nuovo piano promesso dalla giunta Cosolini, il 7 agosto tornerà in vigore quello del ’97. Le proposte delle associazioni per evitare il rischio cementificazione che incombe su fascia costiera e Carso.
Può ancora essere evitato, forse, l’assalto al territorio che si verificherebbe nel Comune di Trieste a partire dal 7 agosto, quando saranno scadute le norme di salvaguardia imposte due anni fa, all’atto dell’adozione della variante 118 al piano regolatore, e tornerà in vigore la precedente variante 66 (cioè il piano regolatore Illy-Portoghesi-Cervesi del 1997).
Lo sostengono WWF, Legambiente e Italia Nostra, che sull’argomento hanno consegnato ieri un nutrito documento al sindaco e ai consiglieri comunali.
Potrebbero essere infatti ben più dei 30 di cui si parla da tempo, per 34 mila metri cubi complessivi, i progetti (conformi alla variante 66) che dalla seconda settimana di agosto riprenderanno il loro iter. E’ apparsa infatti sulla stampa la notizia della presentazione nei giorni scorsi – ancor prima della scadenza delle salvaguardie! – di un altro progetto, per circa 20 mila metri cubi.
Il documento di WWF, Legambiente e Italia Nostra illustra, anche con immagini di grande impatto, alcuni esempi emblematici degli scempi già realizzati nel recente passato grazie alla variante 66, e alcuni scenari ipotizzati che potrebbero verificarsi in futuro.
Particolarmente colpite dal morbus aedificandi sono state e sarebbero le aree più preziose del territorio comunale, sotto il profilo paesaggistico e naturalistico, cioè il Carso e la fascia costiera.
Il sindaco Cosolini ha infatti deciso di abbandonare la variante 118 e di avviare l’iter di un nuovo piano regolatore. Passeranno però diverse settimane, prima che le direttive per il nuovo piano siano pronte e approvate e con esse le nuove norme di salvaguardia: si aprirà così una “finestra” temporale nella quale – ritornando in vigore il vecchio PRG – i progetti conformi a quest’ultimo potranno essere approvati.
L’edificazione (residenziale, turistica, commerciale, artigianale-industriale, ecc.) consentita dalla 66, soprattutto sul Carso e sulla fascia costiera, è infatti molto maggiore di quella prevista dalla 118: da ciò il rischio che sia impossibile fermare anche scempi irreparabili.
In realtà, spiega il documento degli ambientalisti, sarebbero state possibili – e auspicabili – soluzioni diverse: 1) l’adozione di direttive, e relative nuove norme di salvaguardia, contestuale (e non successiva) all’abbandono della variante 118; 2) la rielaborazione della variante 118, per recepire sia le pesanti riserve vincolanti della Regione sia le osservazioni migliorative come quelle formulate dagli ambientalisti e dalla Soprintendenza. Quest’ultima soluzione avrebbe permesso da un lato di riaprire i termini per le osservazioni dei cittadini, dall’altro di imporre da subito nuove salvaguardie. In entrambi i casi, si sarebbe potuto evitare
l’apertura della “finestra” ed il ritorno in vigore della variante 66.
Per limitare i danni, visto il tempo trascorso inutilmente dall’insediamento del nuovo sindaco, oltre ad affrettare al massimo i tempi per la redazione delle direttive del nuovo piano regolatore, l’amministrazione Cosolini dovrebbe affrettarsi a rinnovare la Commissione paesaggistica comunale, scaduta con la decadenza del precedente Consiglio comunale. Spetta infatti a tale Commissione esprimere pareri sui progetti che incidono su aree di vincolo paesaggistico. “Una composizione più oculata di tale Commissione (della quale oggi fa parte tra gli altri anche l’ex sindaco di Muggia, Lorenzo Gasperini) – osservano gli ambientalisti – inserendovi autentici esperti del paesaggio e non soltanto professionisti esposti continuamente alla tentazione dello scambio di favori, potrebbe essere un modo concreto per fermare progetti devastanti almeno nelle aree più pregiate del territorio comunale.”
Si chiede inoltre che i progetti presentati per le richieste di autorizzazione paesaggistica siano messi a disposizione nel sito internet del Comune, affinché tutti possano conoscerli ed eventualmente formulare osservazioni e pareri.
Il documento di WWF, Legambiente e Italia Nostra contiene inoltre una serie di suggerimenti per le direttive del nuovo piano regolatore, ispirate ai principi fondamentali di una pianificazione ecologicamente sostenibile: stop al consumo di suolo e a nuove urbanizzazioni di terreni agricoli e naturali, riuso e riqualificazione dell’edificato esistente, tutela del paesaggio e del patrimonio storico-architettonico, integrazione tra il piano regolatore ed un piano della mobilità che privilegi le modalità di trasporto a basso impatto ambientale, no ad insediamenti industriali a rischio (es. rigassificatore di Zaule) e ad infrastrutture devastanti (es. TAV), integrazione tra esigenze di tutela dall’inquinamento e tutela dell’occupazione. Completa il tutto una nota del prof. Livio Poldini, che sottolinea la grande valenza degli agroecosistemi, da preservare contro le cementificazioni, non soltanto sotto il profilo ambientale e paesaggistico, ma anche da quello sociale e culturale.
Didascalie delle immagini allegate tratte dal documento di WWF, Legambiente e Italia Nostra:
1- perimetro della zona commerciale H2 di Basovizza (nei pressi del Sincrotrone), cancellata dalla variante 118 e che rivivrà con il ritorno in vigore della variante 66
2- simulazione di quanto potrebbe essere costruito sulla zona H2 di Basovizza, in base ai parametri edificatori della variante 66
3- cantiere per costruzione di edifici residenziali in vicolo delle Rose (Roiano alta), zona B5 creata dalla variante 66
4- ville nella zona C2, creata dalla variante 66 a Barcola Cedassammare
Il testo integrale del documento degli ambientalisti è scaricabile dai siti www.wwf.it/friuliveneziagiulia e wwftrieste.blogspot.com
Recapiti:
W.W.F. Trieste, via Rittmeyer 6, 34132 Trieste, tel. 040 360551, e-mail: wwfts@libero.it
Italia Nostra - Sezione di Trieste, via del Sale 4/b, 34121 Trieste, tel. 040 304414, e-mail: trieste@italianostra.org
Legambiente - Circolo Verdazzurro, via Donizetti 5/a, 34133 Trieste, tel. 040 577013, e-mail: info@legambientetrieste.it
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