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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

domenica 5 giugno 2011

L'intervista sul Primorski Dnevnik

A Barcola i cartelli per il voto ai referendum
Il testo dell'intervista pubblicata oggi sul Primorski Dnevnik

-Avv. Giadrossi, quali sono secondo lei i pericoli di un'apertura del mercato della gestione dei servizi idrici ai privati?

G: Per la privatizzazione di alcuni segmenti del servizio idrico la contrapposizione non c'è. Non c'è una preclusione totale all'ipotesi di certe privatizzazioni. Il referendum vuole contrastare il passaggio ad una privatizzazione totale, che impedisca la continuazione della gestione pubblica. Naturalmente il referendum nasce per dare un segnale, per cancellare una norma, poi sta al legislatore riporre mano alle regole.

--Quindi siete contro una privatizzazione forzata.

G: Forzata e in parte senza regole precise. Il punto più contestato è l’idea di fare questa rivoluzione, quando chi si occupa del settore idrico e ambientale ritiene che semmai bisognerebbe fare passaggi graduali, senza abdicare completamente e lasciare il controllo dell'acqua al privato.

--Si parla comunque di privatizzare una parte della gestione idrica. Indirizzo e controllo, come la determinazione delle tariffe, restano saldamente in mano pubblica.

G: Certo, il problema è la parola "saldamente". Direi piuttosto formalmente. Ad esempio oggi Trieste il controllo della qualità dell'acqua lo fa il laboratorio chimico dell'AcegasAps. Un ottimo laboratorio, che ha sempre investito nella strumentazione, nella ricerca e quant'altro. Questo continuerebbe ad avvenire, ma quanto sarebbe disponibile a spendere il privato nei controlli? Questi dovrebbero essere effettuati dall'Arpa, ma questa sarebbe in grado di reperire personale e altre risorse per effettuare i controlli? Il privato risparmia sui controlli e il pubblico non è in grado di verificare. Questa è una delle tante preoccupazioni.

--A che meccanismo si riferisce il quesito sulle tariffe?

G: Riguarda il fatto che nel determinare la tariffa bisogna tener conto degli investimenti operati dalla società che gestisce il servizio. Chiaramente bisogna tener conto anche di questo e dei costi in generale, però il tutto deve essere controllabile.

--Spesso si sente dire che con la privatizzazione le tariffe dell'acqua aumenteranno. Ma è anche vero che le tariffe italiane sono tra le più basse in Europa, perché agli Enti pubblici, alla politica, non interessa alzarle ed inimicarsi gli elettori.

G: Comparare le tariffe in Europa non è semplice, ma è vero che abbiamo tariffe basse. Si sa che dove ci sono state gestioni private in Italia le tariffe sono aumentate notevolmente. Il problema è sempre quello di avere un soggetto pubblico capace di controllare effettivamente se gli aumenti serviranno per accrescere l'efficienza. Non vorremmo vedere che i nostro soldi vadano magari a servire per la sponsorizzazione delle squadre di calcio... Nel settore dei rifiuti, per esempio, personalmente non avrei dubbi sulla privatizzazione del servizio. Ma oggi il Comune di Trieste, pur essendo azionista di maggioranza di Acegas, quanto controllo ha sul ciclo dei rifiuti?

--Sta di fatto che le attuali condizioni della rete idrica italiana, principalmente in mano pubblica, non sono buone, specialmente al sud. Ma anche a Trieste l'acquedotto “fa acqua”. Servono investimenti e una gestione migliore...

G: Assolutamente sì. Ma sono contrario all'idea per cui solo la gestione privata possa funzionare bene. Basta far lavorare e gestire bene il sistema.

--Magari con la concorrenza si migliora la qualità...

G: Ma certo. Forse non tutti nel comitato per il referendum saranno d'accordo, ma personalmente credo che una delle ipotesi è quella di fare gare in cui concorra lo stesso gestore pubblico. Comunque “statale” o “pubblico” vuol dire anche comunità, basti pensare all'Acquedotto del Carso, al quale la popolazione locale è legata. C'è da dire però che l'acqua non è un telefonino, è un bene essenziale, se privatizziamo pure questo, di pubblico ci rimane ben poco ... Sa perchè Trieste ha un'ottima qualità della vita? Perché è ricca di beni comuni. Chi arriva da fuori Trieste apprezza il fatto che qui si può vivere bene senza spendere necessariamente denaro. Vai a prendere il sole a Barcola e fai anche la doccia, vai a fare una passeggiata in Carso, tutto gratis. Sono cose che in altre città si pagano. Sugli scogli di Barcola ti senti più libero che in uno stabilimento, questo è il bello del bene comune.

-- Per finire, passiamo al quesito sulla scheda verde. Perchè il legittimo impedimento è illegittimo?

G: Il legittimo impedimento è un principio sacrosanto, previsto dal codice di procedura penale. Se uno vuole essere presente in aula, ma per cause di forza maggiore è impossibilitato, è giusto che l'udienza venga rinviata. E anche giusto tener conto di certi ruoli: un deputato o un premier avranno impedimenti diversi da quelli di un altro cittadino. La Corte Costituzionale ne ha già tenuto conto. La stessa Corte ha tolto una parte del legittimo impedimento, perché la formulazione era troppo generica ("questioni di Governo"). Questo referendum, che ha chiaramente un significato politico, chiede al premier di non nascondersi dietro a impedimenti generici e di avere gli stessi diritti e doveri di un qualunque cittadino.


--Non trova che questioni importanti come l'acqua e il nucleare non andrebbero politicizzate e ridotte ad un referendum su Berlusconi?

G: Io lo vedo come uno scontro tra due modi diversi di concepire il funzionamento del Paese. C'è chi vuole rispettare le regole e uno Stato che controlli, dall'altra parte (da Berlusconi alla Marcegaglia) c'è chi vuole mano libera nel privatizzare e non ammette le intromissioni dei giudici.
Alijosa Fonda

Referendumi o vodi, jedrski energiji in upravičeni zadržanosti so pred vrati, volišča bodo odprta 12. in 13. junija. O prvi in tretji omenjeni temi smo se pogovorili s predsednikom tržaške sekcije organizacije WWF Alessandrom Giadrossijem, ki je odvetnik in docent okoljskega prava na Univerzi v Trstu. Na spletu objavljamo začetek intervjuja.
Odv. Giadrossi, zakaj je odpiranje trga vodovodnih storitev zasebnim podjetjem po vašem mnenju nevarno?
Privatizaciji nekaterih storitev ne nasprotujemo. Privatizacije nekaterih segmentov, povezanih z vodo, načelno ne odklanjamo. Referendum pa zavrača popoln prehod iz javnega v zasebni sektor, ki onemogoča javno upravljanje. Referendum je znak volje ljudstva, ki izloči nek predpis, vrzel mora nato zapolniti zakonodajalec.
Odklanjate vsiljeno privatizacijo.
Vsiljeno in delno brez točnih pravil. Najbolj kontroverzno je to, da hočejo izvesti revolucijo, medtem ko so ljudje, ki delajo v sektorju vodovodov in okolja, previdnejši. Kvečjemu svetujejo postopne spremembe, ne da bi javni sektor kar tako abdiciral in vodovode prepustil zasebnikom.
Govor je vsekakor o omejeni privatizaciji. Smernice in nadzor, pa tudi določanje tarif, ostajajo trdno v rokah javnih uprav.
Seveda, problem pa predstavlja beseda »trdno«. Raje bi jo zamenjal z besedo »formalno«. Kakovost vode nadzorujejo v Trstu npr. v kemijskem laboratoriju podjetja AcegasAps. To je med drugim odličen laboratorij, ki investira v naprave, raziskovanje idr. To se ne bi prekinilo, toda koliko denarja bi bili zasebniki pripravljeni investirati v analizo vode? Za slednje bi bila bržkone pristojna agencija Arpa, javni osebek. Vprašanje pa je, ali bi deželna agencija razpolagala z osebjem in opremo za izvajanje analiz. Zasebnik varčuje, javna uprava pa ni sposobna izvajati dejanskega nadzora. To je ena izmed naših skrbi.
Na kaj se nanaša referendum o tarifah?
Vprašanje zadeva določilo, po katerem določajo tarife tudi glede na količino naložb podjetja, ki upravlja vodovod in druge storitve. Naložbe in nasploh stroške moramo gotovo upoštevati, a vse mora biti preverljivo.

Več v tiskani izdaji Primorskega dnevnika

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