Ci sono ancora poche settimane per salvare il territorio triestino dall’assalto del cemento.
Questo l’appello delle associazioni ambientaliste (WWF, Italia Nostra, Legambiente e Triestebella) al sindaco del capoluogo giuliano e ai gruppi del Consiglio comunale.
Il 6 agosto scadranno infatti le norme di salvaguardia, imposte al momento dell’adozione del nuovo piano regolatore. Se questo non verrà approvato entro quella data, tornerà in vigore a tutti gli effetti il piano precedente (la variante n. 66), approvato nel 1997 con il sindaco Illy. Da ciò l’urgenza di chiudere la vicenda dell’iter del nuovo piano, prima delle elezioni comunali, che di fatto impediranno al Consiglio di deliberare già a partire dai primi di aprile.
“Sarebbe una catastrofe – hanno osservato gli ambientalisti – perché tornerebbero in vigore tutte le previsioni più devastanti di quel piano, in particolare le massicce previsioni edificatorie sulla costiera e sul Carso.”
Le norme di salvaguardia – spiega la relazione inviata dal segretario generale Terranova al sindaco il 9 dicembre scorso - hanno infatti “congelato” 20 piani particolareggiati (per un totale di 125.000 metri cubi), e 30 progetti edilizi per altri 34.000 mc: inoltre, le zone di espansione residenziale “C” non confermate dal nuovo piano coprirebbero una superficie di 115.000 metri quadrati, sui quali sorgerebbero 225.000 mc, mentre le zone di completamento “B” trasformate in zone agricole “E” o forestali “F” ammontano ad oltre 1 milione di mq sui quali potrebbero essere costruiti circa 1 milione 600 mila mc.
Tuttavia anche il “piano Dipiazza” (variante n. 118) è lontano dal rappresentare una vera svolta nella gestione del territorio e nella tutela del paesaggio, rispetto a quello del predecessore. Se da un lato, infatti, sono state cancellate numerose previsioni edificatorie della var. 66 (ad es. la grande zona commerciale di Basovizza e varie zone “turistiche” e artigianali sul Carso), dall’altro lato ne sono state introdotte di nuove in aree di pregio ambientale, come la zona “turistica” di Padriciano, il canile di Fernetti, ecc. Se poi le zone di espansione residenziale sono state ridotte dalle 58 del “piano Illy” alle 18 di quello attuale, va detto che molte delle 58 nel frattempo sono state costruite (per il grave ritardo con cui la nuova amministrazione comunale ha avviato l’iter del nuovo piano regolatore), mentre le 18 rimaste incidono su zone di pregio ambientale e paesaggistico e non sono in alcun modo giustificate dalla situazione demografica, con la continua diminuzione della popolazione ormai da molti anni.
Inoltre, va tenuto conto del fatto che esistono circa 7.500 alloggi vuoti e 52.000 (circa la metà del totale!) sottoutilizzati, sul territorio comunale.
Ancora: una norma della var. 118 fa salvi tutti i piani particolareggiati, derivanti dal “piano Illy”, anche solo adottati dal Consiglio comunale e perfino quelli che hanno avuto soltanto un parere favorevole della Commissione edilizia: un obbrobrio inammissibile.
Vi è poi il grande problema delle “zone miste strategiche” (ex caserma di Banne, ospedale “Burlo Garofolo”, ex campo profughi di Padriciano, area magazzino ortofrutticolo ed ex Stazione di Campo Marzio, area ex Fiera Campionaria, ecc.) sulle quali è prevista una congerie assurda di previsioni, con elevate potenziale edificatorie “regalate” di fatto alla speculazione, mediante piani particolareggiati di iniziativa privata.
Su tutto ciò gli ambientalisti hanno formulato dettagliate e puntuali osservazioni, che coincidono in gran parte con quelle della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici.
“Ci appelliamo perciò al sindaco ed ai gruppi consiliari – hanno commentato le associazioni – affinché facciano un regalo alla città e approvino il nuovo piano regolatore accogliendo tutte le osservazioni migliorative (respingendo ovviamente quelle peggiorative!), quelle cioè che vanno nella direzione di ridurre il consumo di suolo e tutelare il paesaggio.”
Tra queste vanno menzionate anche quelle di un comitato di cittadini, che chiedono la salvaguardia del giardino pubblico di Villa Cosulich in Gretta (dove il nuovo piano prevede una zona “turistica”).
Il “piano Illy” contiene però una norma, l’art. 18 delle Norme di Attuazione, che vieta la distruzione dei pastini - nelle aree di vicolo paesaggistico ed ambientale – per far posto agli edifici. Anche su ciò si è basato il Consiglio di Stato che ha annullato, di recente, le concessioni edilizie rilasciate dal Comune per alcune palazzine nella zona di Rio Martesin. “Si tratta – hanno osservato gli ambientalisti – di una delle poche cose buone contenute nel piano illyano, a tutela di uno degli elementi più caratteristici del paesaggio sulla costiera e in molte zone periferiche di Trieste. E’ assurdo perciò che alcuni consiglieri e funzionari comunali (gli stessi che rilasciarono su Rio Martesin delle concessioni evidentemente illegittime), pensino di modificare questo articolo, per “salvare” altri progetti edilizi in aree a pastini. Il Comune dovrebbe invece muoversi rapidamente per far rispettare la sentenza e obbligare le ditte, responsabili dei lavori nell’area di Rio Martesin, a rimediare ai danni già prodotti da questa triste gestione dell’intervento, di cui non va dimenticata la gestione “anomala” che va dal tentativo di elusione della procedura di VIA (con lo ”slicing” o “spezzatino”che dir si voglia), all’ inizio dei lavori non preceduto dalle opere propedeutiche previste nelle concessioni edilizie (sistemazione e gestione della viabilità).”
Su questi temi le associazioni ambientaliste sfideranno a pronunciarsi chiaramente sindaco e capigruppo consiliari, in un dibattito pubblico che avrà luogo mercoledì 16 marzo, alle ore 17.30, nella sala del Centro Servizi Volontariato di via S. Francesco 2. Il dibattito sarà introdotto anche da una relazione del prof. Livio Poldini, che ha collaborato con la Soprintendenza nella stesura delle osservazioni sul piano regolatore.
blog
Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento