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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

mercoledì 4 maggio 2016

30 aprile 2016: un rogo contro l'illegalità

"L’unico avorio buono è quello attaccato a un elefante vivo!" ha dichiarato il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta. Questo il senso dell'evento sostenuto dal Kenya Wildlife Service (KWS) e Stop Ivory, insieme all’Africa Wildlife Foundation, Save the Elephants e molte altre organizzazioni, in cui oltre 105 tonnellate di zanne d'avorio (l'equivalente di 6.000-7.000 rinoceronti ed elefanti) sono state bruciate a Nairobi National Park, in Kenya nella giornata di sabato 30 aprile.

Il 34° rogo, nonchè il più grande della storia recente ed erede di molti altri che si sono susseguiti negli ultimi anni. Il primo evento del genere avvenne nel 1989 proprio in Kenya: all’epoca vennero bruciate 11.000 tonnellate di avorio grezzo. Altri roghi sono avvenuti in vari paesi tra cui Taiwan, Zambia, in Giappone, Gabon, Filippine, Stati Uniti, Cina, Francia, Chad, Belgio, Repubblica del Congo e  anche Italia all’inizio di aprile, in cui è stata bruciata una tonnellata di avorio nel cuore di Roma.


Su questo argomento si concentra la dichiarazione di Isabella Pratesi, direttore del programma di conservazione del WWF Italia:

“I roghi di avorio ovviamente non sostituiscono gli sforzi necessari sul campo per contrastare il bracconaggio e i crimini di natura, ma rappresentano comunque una buona occasione per lanciare al livello globale un messaggio simbolico sullo sforzo che alcuni governi, soprattutto africani, stanno facendo per fermare la distruzione delle popolazioni di elefanti e rinoceronti. Fermare il bracconaggi si può: il Nepal, ad esempio, ha dimostrato che con un impegno sistematico e coordinato si può arrivare a bracconaggio-zero, come è accaduto per il rinoceronte dal 2011 in quel paese. Le comunità sono la prima ‘linea difensiva’ contro la perdita di natura, a cui deve seguire il sostegno dei governi e il rafforzamento  ed equipaggiamento delle guardie locali. Solo una risposta globale può fermare la piaga mondiale dei crimini di natura. Da metà  maggio sarà proprio un’area africana la protagonista della nostra battaglia di conservazione scelta per festeggiare i 50 anni di WWF in Italia”.

L'impegno è quindi l'unico modo per proteggere questi animali sotto continua minaccia a causa del bracconaggio, una piaga mondiale che li massacra con brutali colpi di fucile, trappole, lacci e veleni. Il commercio delle loro pelli e di parte dei loro corpi li condanna a maltrattamenti o li fa morire fra sofferenze atroci. Il giro di affari legato al commercio illegale di natura nel mondo vale oltre 23 miliardi di dollari l’anno. Si parla di 30.000 elefanti africani uccisi ogni anno ed addirittura la rapida estinzione per quanto riguarda il rinoceronte. Nella Repubblica Democratica del Congo la popolazione di elefanti è scesa a meno di 20.000 capi dai circa 200.000 degli anni ’60. Altre aree ‘critiche’ per gli elefanti sono l’Africa centrale, la Tanzania (60% di perdite in 5 anni) e il Mozambico (50% in 5 anni). 

Il WWF ha presenziato all’evento, accanto alle istituzioni nazionali e altri ospiti famosi invitati ad assistere alla cerimonia, tra cui Angelina Jolie, Brad Pitt e Nicole Kidman, Elton John, i magnati George Soros, Howard Buffett e Michael Bloomberg oltre a svariati capi di Stato. 
Risulta essenziale unirsi, a questo punto, contro i crimini di natura, soprattutto in Africa, poichè portano ad alimentare anche guerre e terrorismo, fenomeni che colpiscono ancora le popolazioni locali, private della loro risorsa primaria, la natura, e di conseguenza della loro libertà e sicurezza.

La lotta al bracconaggio è una delle priorità mondiali segnalate anche dall’ONU in una recente dichiarazione congiunta con organismi di security mondiale.

Un grande passo in avanti, come ha dichiarato il direttore generale del WWF International, Marco Lambertini:

"La risoluzione delle Nazioni Unite segna l’inizio di una nuova fase nella lotta contro i crimini di natura che stanno minacciando innumerevoli specie portando sull’orlo dell’estinzione, mentre mette a repentaglio la sicurezza interna dei paesi e lo sviluppo sostenibile. Questa risoluzione spartiacque è la dimostrazione che porre fine al bracconaggio non è più solo una questione ‘ambientale’ e non si limita a coinvolgere pochi stati: è diventata una priorità per tutte le nazioni”.




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