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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

giovedì 31 ottobre 2013

Progetto strategico σSIGMA2, rete transfrontaliera per la gestione sostenibile dell'ambiente e la biodiversità

di Guido Pellis

Martedì 29 ottobre la Provincia di Trieste ha organizzato una conferenza per la presentazione del Progetto strategico σSIGMA2, rete transfrontaliera per la gestione sostenibile dell'ambiente e la biodiversità. Il progetto, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali, è inserito nell'ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013.
Alla conferenza intitolata “Presentazione delle linee Guida Operative per una corretta gestione della biodiversità in aree ad alto valore naturale e una tradizionale attività agricola” hanno preso la parola la dott.ssa Dunja Bandelj (IP ZRS), Marta Mossenta (ERSA FVG) e Giulio Volpi (Starter S.r.l.), i quali, da un lato, hanno introdotto il progetto σSIGMA2, descritto i risultati ottenuti, con particolare riferimento alla produzione integrata di vite e olivo, e dall’altro, hanno esplicato le linee guida europee per i siti ad alta naturalità e la programmazione comunitaria 2014-2020 per l’ambiente e la biodiversità.

IL PROGETTO
Il progetto σSIGMA2 ha lo scopo di unire gli interessi del settore agricolo con gli interessi conservazionistici, legame chiave per uno sviluppo socio-economico sostenibile di un’area – la più settentrionale del Mediterraneo - caratterizzata da condizioni climatiche ed ambientali particolari.

Il progetto è radicato sulle finalità, attività e risultati del progetto σSIGMA1. Ha ampliato l’area della cooperazione – precedentemente ristretta alla provincia di Trieste e alla zona costiera del Litorare sloveno (Primorska) - inglobando il Friuli-Venezia Giulia, gran parte del Litorale sloveno, parte del Veneto e dell’Emilia-Romagna, e rafforzando il ruolo dei partner sloveni, in particolare dell’Università del Litorale (Univerza na Primorskem), in ragione dell’ingresso croato nell’Unione Europea.
Ciò che più incoraggia, oltre ai risultati finora ottenuti e alla portata del progetto, è l’interesse che la Provincia di Trieste ripone in questo progetto di cooperazione e negli sforzi che, almeno stando alle parole del vice presidente Dolenc, è intenzionata a mantenere in futuro anche se con il rischio della mancanza di finanziamenti.

È importante mettere in evidenza alcuni temi fondamentali relativi al progetto σSIGMA2 (per ulteriori dettagli visitare i link a fine pagina):

1) Gli obiettivi
-         Il miglioramento della gestione delle aree di pregio è basato sul monitoraggio della biodiversità locale (piante, artropodi e piccoli mammiferi) e sull’abbattimento delle differenze tra i concetti di conservazione attualmente applicati dallo stato sloveno e dalle regioni italiane;
-         La riduzione della perdita di biodiversità si fonda sul sull’utilizzo di tecniche agricole mirate, calibrate e eco-compatibili (es: sfalcio tardivo negli uliveti), sulla creazione di banche dati, sulla creazione di 4 giardini mediterranei per la conservazione di specie mediterranee e carsiche tipiche “ex-situ” e sulla creazione di 5 campi di conservazione per la salvaguardia delle piante autoctone (frutta ed ortaggi);
-         La realizzazione del Centro delle Colture Mediterranee (CCM) nel Campus universitario dell’Università del Litorale (Comune di Isola) il cui scopo sarà di far convergere le ricerche fondamentali ed applicative, i progetti transfrontalieri inerenti, la ricerca e lo sviluppo della gestione naturalmente sostenibile dell’area del Mediterraneo;
-         La riduzione dei rischi di inquinamento ambientale è basata inizialmente sulla valutazione quantitativa dei composti chimici, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), oli minerali e pesticidi provenienti da svariate attività antropiche (distillazione petrolio, industrie, traffico, ferrovie, agricoltura, …) e sul conseguente contrasto delle loro emissioni.

2) La produzione integrata
Il progetto SIGMA ha messo in piedi un sistema di monitoraggio fitosanitario ed agrometeorologico in modo da tutelare oliveti e vitigni (che caratterizzano la regione mediterranea), i loro proprietari e la biodiversità locale. La rete agrometeorologica permette di individuare e prevedere sia il momento climatico in cui la pianta può essere esposta maggiormente al rischio dei patogeni (essenzialmente fitofagi e patologie fungine), sia lo stadio fenologico dei patogeni su cui un’azione preventiva può portare all’abbattimento del rischio di “danno economico”, senza eradicare completamente i patogeni stessi. Attraverso una registrazione è possibile ricevere giornalmente via sms le informazioni agrometeorologiche di una determinata area direttamente sul proprio telefonino. Grazie a tale servizio, gli utenti diretti di queste informazioni sono passati da un numero di 80, nel 2005, agli attuali 1188. Per mezzo di un sistema così strutturato è possibile non soltanto ridurre la quantità e la spesa dei prodotti fitosanitari, ma anche ottenere le informazioni necessarie per identificare il prodotto meno impattante sull’ambiente e sulla salute. Il risultato di tale politica è un doppio effetto “positivo” (nel senso di meno negativo) sulla biodiversità che anticipa, per una volta, quanto richiesto dalle direttive comunitarie (Direttiva 128/2009).

3) Linee guida per i siti ad elevata naturalità
Gli strumenti programmatici messi a punto dalla Commissione Europea sull’ambiente si intrecciano strettamente con la Politica Agricola Comune (PAC) in particolare per ciò che riguarda le aree agricole ad elevata naturalità. A tal proposito, ma solo per alcune delle linee guida, la Comunità dispone di strumenti finanziari atti a supportare gli agricoltori rispettosi delle pratiche da essa proposte ed attraverso le quali gli stessi agricoltori agiscono in modo benefico nei confronti del clima e dell’ambiente (lo strumento finanziario è definito greening). Le linee guida sono le seguenti e solo le prime tre rientrano nel regolamento del greening:
-         Il non abbandono dei prati e pascoli permanenti favorisce il mantenimento di elevati valori di biodiversità in queste aree seminaturali. Infatti, lo sfalcio controllato e limitato nel tempo, il pascolo di bestiame in determinati periodi dell’anno e con carico limitato (i valori sono complessi da calcolare e variano da area ad area) e la conservazione di legno morto in situ sono delle ottime pratiche conservazionistiche.
-         La diversificazione e la rotazione delle colture sono le soluzioni migliori ai problemi dovuti alle monoculture (fra cui l’impoverimento del suolo e la diffusione di patogeni), insieme alle quali vanno citate il mantenimento delle colture di copertura (le cosiddette cover-crops) e la pratica del sovescio.
-         Il mantenimento delle aree ecologiche permette il mantenimento delle funzioni ecologiche anche nelle aree agricole. Fra le aree ad elevata funzione ecologica, in questi ambienti parzialmente antropizzati, rientrano le fasce tampone boscate, le aree soggette ad imboschimento e i terreni non sfruttati economicamente sia a gestione naturale (ad “inverdimento” spontaneo) sia a gestione attiva (tramite la coltivazione delle specie idonee alla conservazione della fauna).
-         Il mantenimento della continuità del paesaggio si riferisce al mantenimento o alla “sistemazione” di siepi e boschetti dalle strutture naturaliformi - costituiti da specie autoctone, specie dai genotipi locali o altre specie idonee - al fine di mantenere le funzioni di corridoi ecologici per le specie animali. A questi vanno aggiunti anche i terrazzamenti e muretti a secco, opportunamente costruiti in materiali naturali e con finiture naturaliformi atte al popolamento della fauna locale (avifauna inclusa).
-         La tutela della diversità genetica in agricoltura è da intendersi non solo come tutela della biodiversità animale e vegetale, ma anche tutela della biodiversità microbica, cioè anche di tutte quelle forme di vita che popolano i diversi orizzonti del suolo (sui quali ancora poco si conosce).

Link:
-         http://www.sigma2.upr.si/

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