Riprenderà sabato 21 settembre l’operazione ‘Un mare di rifiuti’, promossa
dal WWF Trieste e dalla Società Triestina Canottieri Adria 1877 per ripulire un
tratto di mare in Sacchetta.
Pochi triestini sospettano che l’aspetto lindo e ordinato
della Sacchetta nasconda taniche vuote, flaconi di plastica, copertoni, pezzi
di gomma e altro ciarpame, che l’incuria e il malcostume della gente hanno
gettato in questo specchio di mare.
‘Un mare
di rifiuti’ è l’iniziativa promossa dal WWF Trieste e dalla Società Triestina
Canottieri Adria 1877 per ripulire dai rifiuti un piccolo tratto di mare in
Sacchetta. Dopo la prima fase esplorativa di luglio, l’operazione riprenderà nella
mattinata di sabato 21 settembre. Il ritrovo è fissato per le ore 8.30, Pontile
Istria n. 2. A
questa seconda fase parteciperanno, oltre ai promotori, anche la Società Canottieri Trieste e i subacquei dell'Area Marina Protetta di Miramare. Grazie alla presenza
dei sommozzatori, sarà possibile rimuovere anche alcuni rifiuti ingombranti.
L’esperienza sarà utile per
capire quali siano i rifiuti che vengono gettati in mare e servirà quindi a
proporre soluzioni mirate, per evitare che questo tratto di mare continui a
essere usato come un immondezzaio.
L’iniziativa si concluderà con
una mostra fotografica presso il Civico Museo del Mare, dove saranno esposti
anche gli oggetti più curiosi recuperati nel corso dell’intervento.
L’operazione ‘un mare di rifiuti’
vuole richiamare l’attenzione sul problema, sempre più preoccupante, dei
rifiuti che si accumulano nei mari di tutto il mondo. Si stima che ogni anno vengano
riversati in mare 8 milioni di tonnellate di rifiuti solidi. Particolarmente insidiosa
è la plastica, che costituisce oltre l’80% della spazzatura presente nel mar
Mediterraneo ed è causa di morte per intrappolamento, ingestione o soffocamento
di innumerevoli animali marini. Ci sono però anche danni più subdoli. Degradandosi,
la plastica si frammenta in innumerevoli micro-particelle, che si mescolano al
plancton e diventano un veicolo attraverso cui gli interferenti endocrini e
altri inquinanti possono entrare nella catena alimentare. Gli interferenti
endocrini - come i ftalati, le diossine, il benzene - sono sostanze che possono
alterare l’equilibrio ormonale degli organismi viventi, esseri umani compresi. In
alcune aree del Mediterraneo, il rapporto fra micro-plastiche e zooplancton è
già di uno a due. Il degrado dell’ambiente marino rischia di contaminare anche i
pesci e i molluschi che ci portiamo in tavola.
Per saperne di più:
Agenzia
Europea dell’Ambiente: Problemi
prioritari per l'ambiente mediterraneo
sito di Expedition MED
2010-2013 (campagna
scientifica e ambientale in materia di inquinamento di plastica nel
Mediterraneo)
IMSA
Amsterdam: Plastic do not belong in the ocean
University of
California, Davis Bodega Marine Laboratory: The
ecology, biology & chemistry of marine debris
Ministero dell’Ambiente: Conosci,
riduci, previeni gli interferenti endocrini
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