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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

lunedì 16 giugno 2014

Una naturalista a passeggio. Intervista a Chiara Veranić

di Sonia Sudic Bauzon
Foto di Chiara Veranic
Chiara Veranić, naturalista e giornalista, è un’appassionata divulgatrice della bellezza e dell’unicità dei luoghi che sceglie come meta delle esplorazioni tra litorale, isole ed entroterra nelle vicine Croazia e Slovenia. Di queste esplorazioni scrive su “La Voce del popolo” di Fiume nella seguitissima rubrica ‘Una naturalista a passeggio’. E’ un titolo azzeccato per i suoi reportage dal taglio personalissimo, dai quali erompe il gran desiderio di comunicare tutto ciò che i suoi occhi curiosi e attenti hanno potuto osservare. Oltre a offrire una gran quantità d’informazioni sugli aspetti paesaggistici e naturalistici, i suoi articoli non mancano d’indagare anche i disequilibri, che, purtroppo, le attività antropiche arrecano all’ambiente.

Buongiorno Chiara. Da dove nasce questa grande voglia di esplorare e comunicare la bellezza dei luoghi?
La gran voglia di esplorare la natura nasce dal desiderio infinito di conoscenza, dalla mia indole curiosa, dall'amore per tutto quello che esiste in natura e probabilmente anche dal fatto che sin da piccola sono stata educata ad amare sia il mare (in riva al quale sono praticamente nata) e la montagna, che è sempre stata la passione dei miei genitori, soprattutto di mio padre. Ho imparato a nuotare prestissimo e a cinque anni mi sono state regalate maschera e pinne dalle quali non mi sono più separata, neanche oggi che di anni ne ho quasi sessanta. Comunicare agli altri la bellezza è stata un'idea che ho potuto realizzare da quando sono andata in pensione, perchè scrivere è un impegno che occupa una grossa fetta del mio tempo libero.

La ricchezza di particolari e la delicatezza con cui descrive gli ambienti naturali testimoniano, oltre alla passione per la sua terra e per la natura in genere, anche una lunga frequentazione dei luoghi e una solida formazione naturalistica. Secondo lei, per conoscere e apprezzare la natura, quanto è importante l'osservazione diretta e quanto invece uno studio sistematico?
Va da sé che chi ama la natura e tutti i fenomeni legati a essa desidera in qualche modo approfondire le proprie conoscenze. Osservazione e studio vanno quindi a pari passo, indipendentemente da ciò che si preferisce. La maggior parte degli amanti della montagna conosce infatti almeno un po' di flora e sa quali sono le specie protette; lo stesso dicasi degli amanti del mare.

La diffusione delle specie aliene è una delle grandi minacce alla biodiversità. Lei ne parla in alcuni dei suoi reportage e il problema riguarda anche il Carso Triestino. Può spiegare brevemente ai nostri lettori quali e quanti danni provocano le specie alloctone?
Le specie aliene sono il frutto della globalizzazione, anche se molte si sono insediate in ambienti che non sono i loro già da parecchio tempo, soprattutto a causa dell'uomo. Si tratta di specie animali e vegetali che una volta entrate in un territorio che non è quello d'origine, entrano in competizione con i vecchi residenti, sottraendo spazio vitale, nutrimento o provocando danni enormi in quanto non esiste un nemico naturale che ne freni l'invasione. Si assiste così alla scomparsa o alla rarefazione di specie autoctone o a gravi squilibri negli ecosistemi, spesso irreparabili.

L’inverno scorso, il gelicidio ha arrecato danni catastrofici al patrimonio boschivo sia in Slovenia, sia in Croazia. Con la bella stagione gli alberi compromessi dal gelicidio diventano il terreno ideale per una proliferazione incontrollabile di tarli e altri parassiti. Ha avuto modo di vedere com’è attualmente la situazione?
Ho attraversato parte del Gorski kotar due giorni fa. La situazione è tremenda. Le foglie sono spuntate sui monconi, ma non so se le piante colpite riusciranno a sopravvivere. E' uno spettacolo terrificante vedere i rami delle betulle piegati a terra, spezzati eppure in parte verdi. Come dicono gli studiosi competenti, ci vorranno decine di anni affinchè il bosco riviva. Si sono salvate solo le conifere. Tutte le latifoglie sono invece danneggiate o sono morte.

La Croazia sembra aver scoperto delle grosse quantità di gas e di petrolio nell’Adriatico e intende sfruttarle. Ricerche e sfruttamento di petrolio e metano in Adriatico da un lato e sviluppo turistico delle coste dall’altro, possono conciliarsi con la salvaguardia dell’ambiente marino? Come vede il futuro dell’Alto Adriatico?
Le riserve di gas nell'Adriatico settentrionale probabilmente ci sono (i bromboli della costa istriana sono stati descritti già negli anni '40 del secolo scorso). Conciliare estrazione e turismo e mantenere l'equilibrio naturale sarà impossibile. Si è già visto con la baia di Buccari e l'ex cokeria (smantellata) e la parte settentrionale di Veglia con gli impianti dell'ex Dina (per ora in quiescenza). In generale, l'Alto Adriatico è molto minacciato, soprattutto da un'infinita quantità di rifiuti che vanno dai cottonfioc a cose che nemmeno ci s'immagina d'incontrare sott'acqua o sulla costa (es. un serbatoio completo di tazza del water probabilmente sfuggito da qualche imbarcazione nel corso dell'operazione di scarico delle feci).

Ci sono aree che a suo parere richiederebbero una maggiore tutela?
Penso che di aree da tutelare ce ne siano ancora parecchie, ma comunque si sta facendo molto. Credo comunque che l'educazione relativa alla tutela ambientale vada impartita già da piccoli. Chi conosce le conseguenze di un atto improprio cerca di non farlo. Mi viene sempre in mente un piccolo episodio osservato nel Parco Nazionale del Risnjak. Un polacco, dopo aver fumato una sigaretta, ha avvolto il mozzicone nella carta stagnola e se l'è messo in tasca. Un esempio da manuale.

Per la conferenza che terrà a Trieste ha scelto come tema il Parco Naturale del Velebit. Può darci qualche piccola anticipazione?
Ho scelto il Velebit perchè è splendido, oserei dire mistico. E' un'area di contrasti, bellezze naturali, endemismi, che lascia senza fiato. Chi lo visita non lo dimentica. Io ci vado almeno un paio di volte all'anno e ne ho visto solo una parte. Non si finisce mai di scoprirlo, incanta, affascina e incute un gran senso di rispetto verso fenomeni naturali che nemmeno ci si può immaginare.

Prima di salutarci, c’è ancora qualcosa che desidera dire ai nostri lettori?
La natura oltre che amata va rispettata. Le generazioni di oggi sono solo di passaggio. Dobbiamo stare ben attenti a ciò che lasceremo ai nostri discendenti.
Si potrebbe vivere benissimo anche senza tante cose superflue. Pensiamo a tutte le strategie che usavano le nostre nonne, impariamo a produrre tante cose da soli, senza necessariamente acquistarle e a fare a meno di altre, che poi finiscono in fondo agli armadi o ai cassetti. Per ogni oggetto si consuma energia e si producono scorie. E' sempre necessario averlo?


Ringrazio e saluto Chiara, che Il 4 luglio, ore 21, al Museo del Mare di Trieste, terrà una conferenza sul Parco Naturale del Velebit, la più vasta area protetta della Croazia. Con i suoi oltre 2000 km2, che si elevano dal livello del mare fino a superare i 1700 m delle cime più elevate, comprende una moltitudine di ambienti diversi, habitat per numerose specie endemiche. Per tutelare la sua biodiversità, nel 1978 l’UNESCO l’ha inserito nella rete delle Riserve della Biosfera del programma MaB “Man and Biosphere”.

Pubblicato anche su Konrad di luglio/agosto 2014

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