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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

mercoledì 19 ottobre 2011

Gli Uccelli del Carso dagli anni ‘80 ad oggi. Intervento di Paolo Utmar e Luigi Felcher al Convegno per i 40 anni del WWF Trieste

Viene qui trattata l’avifauna del Carso e delle zone adiacenti includendo il corso dell’Isonzo nella parte che lambisce il calcare, la foce del Timavo e le residue zone umide del Lisert e le colline marnoso arenacee di Trieste e Muggia per complessi 30000 ha circa. A parte un certo numero di lavori della fine dell’800 la conoscenza dell’avifauna “moderna” del territorio risale agli anni 70’ del secolo scorso anche grazie alle ricerche di Fabio Perco e collaboratori e all’’avvio del Progetto Atlante Italiano. Attualmente sono in corso ben 4 Atlanti e progetti di monitoraggio anche quantitativo riguardanti questa zona (Astore FVG, Ornitho.it e Regione FVG per la ZPS “aree carsiche della Venezia Giulia”, Mito 2000). Il presente lavoro si propone di confrontare la comunità degli uccelli a distanza di un quarto di secolo esaminando la semplice presenza/assenza delle specie nidificanti.
 Data la vastità e diversificazione dell’ambito considerato e l’elevato numero di specie presenti i dati presentati, ricavati dalla bibliografia e da dati personali inediti, vanno considerati preliminari in attesa di risultati più fini anche quantitativi. L’elevata ricchezza di specie è peculiare di questo territorio e in particolare del tratto in cui il Carso incontra la pianura, zona che sia negli anni ‘80 che tuttora presenta il massimo numero di specie nidificanti a livello regionale e italiano. L’elevata varietà di ambienti, la posizione al limite di regioni biogeografiche diverse, le iniziative di tutela e la creazione di ambienti ex novo (cassa di colmata del Lisert) giustificano l’elevata ricchezza confermando quanto riscontrato ad es. per l’erpetofauna. Per quanto riguarda le tendenze in atto i progetti in corso consentiranno di quantificare l’evoluzione delle popolazioni ma fin d’ora si può accennare ad alcune evidenze: 1) Il regresso e la scomparsa delle specie legate agli ambienti aperti (lande, prati-pascoli, colture cerealicole) e tra queste in particolare quelle meno mobili quali i Galliformi (Coturnice, Starna) e alcuni Passeriformi durante la nidificazione, mentre specie più mobili come alcuni Falconiformi sembrano meno sensibili ai processi di trasformazione in atto. 2) L’incremento e l’acquisizione di specie forestali, tra le quali si citano i Piciformi con ben 3 specie acquisite (su 7 specie presenti in Regione) nel lasso di tempo descritto. Complessivamente almeno 125 specie si sono riprodotte almeno una volta, escludendo le specie irregolari (Volpoca, Avocetta, Rondine montana e Rondine rossiccia) di queste 21 compaiono nell’Allegato I della direttiva 79/409 CEE “Uccelli”. Le specie nidificanti negli anni ‘80 assommavano a 103 mentre attualmente sono 106. Le zone umide con 11 specie acquisite e 5 estinte confermano l’elevato dinamismo peculiare di questi ambienti ed il loro elevato valore per la tutela della biodiversità. Un’ulteriore tendenza osservata è l’inurbamento, iniziato negli anni ’70, di alcune specie (Cornacchia grigia, Taccola e Gabbiano reale).
Nonostante il leggero aumento riscontrato dalle specie nidificanti non pare giustificato un eccessivo ottimismo dato che ben 7 specie di “Direttiva” risultano estinte, alcune specie un tempo comuni sono attualmente ridotte a poche coppie nidificanti (Torcicollo, Allodola, Saltimpalo, Fanello), varie specie legate alle zone umide sono a rischio per la possibile distruzione degli ambiti residui (Marzaiola, Falco di palude) mentre altre ancora sono dovute a reintroduzioni attuate in zone vicine (Cigno reale e Oca selvatica). La rete natura 2000 rappresenta l’occasione per consolidare lo sforzo di tutelare habitat e specie. Appare inoltre necessario coinvolgere le popolazioni locali, in particolare gli agricoltori, nella gestione naturalistica del territorio. Tra gli interventi proposti appare necessario proseguire nelle azioni parzialmente già iniziate di mantenimento e ripristino della landa. Si ribadisce la complessità di tale azione che necessita di conoscenze multidisciplinari e attenzione da parte degli allevatori per non favorire specie alloctone (Ailanto) e fenomeni di sovra pascolo. Al fine di dare una valenza naturalistica agli interventi il monitoraggio dei risultati è dà ritenersi misura necessaria.
                                                                                                            Paolo Utmar e Luigi Felcher
ambiente Specie estinte Specie acquisite
Landa, prati e coltivi 9 (4 di direttiva Uccelli) 0
Zone umide 5 (3 di direttiva Uccelli) 11 (3 di direttiva Uccelli)
Boschi 0 4 (2 di direttiva Uccelli)
Altro 1 3 (1 di direttiva Uccelli)
Totale 15 (7 di direttiva uccelli) 18 (6 di direttiva Uccelli)
Paolo Utmar e Luigi Felcher

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