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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

martedì 28 giugno 2011

Piano regolatore di Trieste. Gli ambientalisti: “Urge uscire dall’impasse senza spalancare le porte alla speculazione edilizia”. (sintesi della conferenza stampa del 28 giugno 2011)

Il piano regolatore (PRGC) è di gran lunga la principale incombenza di un Comune in campo ambientale.
Di conseguenza è fondamentale che il piano sia ispirato a rigorosi e avanzati criteri di tutela del territorio e del paesaggio, in particolare:
- bloccando il dissennato consumo su suolo agricolo e naturale
- promuovendo il riuso del patrimonio edilizio esistente
- migliorando la qualità della vita urbana
- tutelando gli edifici di pregio storico e monumentale
Nessun PRGC, proposto o approvato negli anni scorsi a Trieste, corrisponde a questi obiettivi: né la recente variante 118 (adottata nel 2009 ma non approvata), né la precedente variante 66 approvata nel 1997.
Lo hanno ribadito oggi in una conferenza stampa le principali associazioni ambientaliste (WWF, Legambiente, Italia Nostra e Triestebella), rivolgendosi in particolare al neo-sindaco, e assessore all’urbanistica, Cosolini.
La variante 118, è stato sottolineato, presenta molti gravi difetti, che il sindaco ed il consiglio comunale uscenti non hanno voluto correggere e che sono elencati dettagliatamente, con relative proposte di correzione, nelle osservazioni presentate dagli ambientalisti ma anche dalla Soprintendenza.
Tra le modifiche richieste, vanno ricordate in particolare:
- l’eliminazione delle 18 zone di espansione residenziale C (quasi tutte in aree di pregio naturalistico e paesaggistico)
- la revisione delle destinazioni d’uso e la pianificazione attuativa in mano pubblica per le zone “miste strategiche” O1 (area Fiera Campionaria, ex caserma di Banne, area mercato ortofrutticolo, ecc.)
- l’eliminazione dell’art. 11 delle norme di attuazione che “fa salvi” i piani attuativi (in gran parte sulla fascia costiera) anche solo adottati dal Consiglio comunale
- l’eliminazione di previsioni insediative incompatibili con l’ambiente carsico (zona “turistica” presso Padriciano, nuovo canile a Opicina-Fernetti, “parco degli animali“ a Cologna, ecc.)
- l’eliminazione dei riferimenti al rigassificatore e alla TAV contenuti in alcuni elaborati del piano
Un vulnus particolarmente grave è inoltre rappresentato dalla scorretta applicazione della procedura VAS sulla variante 118, contro la quale sono stati presentati già vari ricorsi al TAR.
Il sindaco Cosolini pare intenda risolvere l’impasse “azzerando” la variante 118 e sostituendola con una delibera di direttive per un nuovo piano regolatore, che contengano anche norme di salvaguardia a tutela di alcune parti del territorio comunale. Una linea anticipata anche dall’assessore Omero, nell’incontro pubblico promosso martedì 21 giugno a S. Giovanni dal coordinamento “Più verde meno cemento” (pur senza escludere un’approvazione della variante 118, modificata accogliendo le osservazioni migliorative).
Gli ambientalisti osservano che l’avvio delle procedure per un nuovo PRGC è senz’altro necessario, perché in questo modo potrebbero essere finalmente messi in pratica i principi partecipativi prescritti anche dalla Direttiva europea sulla VAS. D’altra parte, così come avvenuto con la variante 118, anche una delibera di direttive per un nuovo PRGC si esporrebbe al rischio di ricorsi e azioni legali (eventualmente anche da parte della Corte dei Conti), mentre è lecito nutrire dubbi anche sulla capacità degli uffici comunali di produrre in breve tempo gli elaborati tecnici necessari per le norme di salvaguardia.
La mancata approvazione della 118 entro la scadenza del 6 agosto 2011, peraltro, farebbe tornare in vigore la precedente variante 66, che prevede un‘edificabilità maggiore e un più elevato consumo di suolo specie sull’altopiano carsico e sulla costiera.
I rischi principali insiti nel ritorno in vigore della variante 66 sono rappresentati da:
- 20 piani particolareggiati (per un totale di 125.000 metri cubi)
- 30 progetti edilizi per altri 34.000 mc
- zone di espansione residenziale “C”, non confermate dalla variante 118, che coprirebbero una superficie di 115.000 metri quadrati, sui quali sorgerebbero 225.000 mc
- zone di completamento “B” trasformate in zone agricole “E” o forestali “F” dalla variante 118, che ammontano ad oltre 1 milione di mq sui quali potrebbero essere costruiti circa 1 milione 600 mila mc
- zone “produttive” in aree di particolare pregio paesaggistico e naturalistico, come la grande zona commerciale “H2” presso il sincrotrone a Basovizza, le zone artigianali-industriali “D” a Trebiciano e Opicina, le zone turistiche “G1B” di Monte Spaccato e alla radice della “Napoleonica”, ecc.
L’importante – hanno concluso WWF, Legambiente, Italia Nostra e Triestebella – è che il Comune si muova presto e bene, evitando di lasciare il territorio in balìa della speculazione edilizia: se ciò avvenisse, ben poco rimarrebbe da fare dopo, per il miglioramento ambientale della città e del suo circondario.
Un incontro con il sindaco, richiesto dalle associazioni ambientaliste, si terrà giovedì 30 giugno.

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