La Corte di Cassazione,
preso atto del decorso dei termini di prescrizione, essendo passati sei anni
dall’intervento della Protezione civile in Val Rosandra, avrebbe annullato la
sentenza della Corte d’Appello di Trieste e rinviato la questione davanti ai giudici
civili per una valutazione delle richieste risarcitorie di Ministero
dell’Ambiente e del WWF Italia alla luce delle indicazioni che la Suprema Corte
darà nella sua motivazione.
Il condizionale è
d’obbligo perché nulla di ufficiale è stato depositato.
Quello che è certo è che nessuno
degli imputati ha rinunciato alla prescrizione per veder accertata la propria
innocenza, dopo la condanna inflitta dai giudici d’appello.
L’ennesima questione
ambientale non vedrà così un definitivo accertamento delle responsabilità in
sede penale. Le ragioni risiedono nella difficoltà per la giustizia penale di
far luce su questioni particolarmente complesse, nei tempi che l’ordinamento
penale concede all’accertamento degli illeciti ambientali ancora relegati nel
novero dei reati minori.
Rimangono aperte le
questioni che avevano indotto il WWF Italia a seguire la vicenda e a
costituirsi parte civile: la manutenzione di fiumi e torrenti deve avvenire in
modo rispettoso dei valori naturalistici e paesaggistici degli ambienti
fluviali. Sul punto sarà necessario un confronto tra Unione europea, Ministero
dei beni e delle attività culturali, Ministero dell’Ambiente e Regioni.
Roma – Trieste 9 febbraio
2017
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