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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

martedì 3 gennaio 2017

Meno botti a Trieste quest’anno. Il WWF ringrazia.

Notte di Capodanno con assai meno botti a Trieste rispetto agli altri anni. I cittadini stanno divenendo consapevoli della pericolosità di questo comportamento e per questo il WWF di Trieste li ringrazia.

Si deve tuttavia segnalare come sia iniziata una battaglia contro le ordinanze comunali da parte della Associazione nazionale imprese spettacoli pirotecnici, che ha fatto sospendere dal TAR Lazio l’ordinanza della Sindaca di Roma.

Le giuste ordinanze dei sindaci italiani rischiano il prossimo anno di non venir emanate per il timore di azioni giudiziarie. E’ importante quindi che le associazioni di tutela ambientale e degli animali individuino per tempo soluzioni normative che consentano l’adozione di questi provvedimenti.
I rischi derivanti dall’uso dei fuochi d’artificio sono d’altra parte evidenti anche rispetto al pericolo di propagazione di incendi, in particolare nei periodi di forte siccità. Lo abbiamo visto a San Dorligo della Valle dove nella notte di Capodanno si è sviluppato un vasto incendio sul Monte San Michele all’ingresso della Val Rosandra.

Abbandonare l’uso di petardi e fuochi artificiali a Capodanno per il WWF sarebbe un bel segno di civiltà e di rispetto per gli animali, l’ambiente e la nostra incolumità visto che i tradizionali botti sono spesso causa di morte, ferimenti e traumi per animali domestici e selvatici.

Ad esempio, molti non sanno che la quantità di veleni diffusi nell’aria dall’esplosione di fuochi è particolarmente nociva, con valori non trascurabili di potassio, stronzio, bario, magnesio, alluminio, zolfo, titanio, manganese, rame, cromo e piombo. Alcuni studi provano come la notte di capodanno si registri un inquinamento dell’aria, con particolare riferimento alle polveri sottili, superiore a quello dell’attività di un anno di numerosi inceneritori! Il danno è amplificato proprio dalla simultaneità dell’evento, quando l’intero territorio è “bersagliato” da esplosioni pirotecniche. Ci sono tradizioni che è giusto conservare, altre sulle quali è preferibile far cadere l’oblio.

Gli effetti sulla fauna sono particolarmente pesanti e poco noti: si stima che ogni anno in Italia almeno 5000 animali muoiano a causa dei botti di fine anno. Di questi circa l’80% sono animali selvatici, soprattutto uccelli, tra i quali non mancano casi di rapaci, che spaventati perdono il senso dell’orientamento ed effettuano una fuga istintiva rischiando di colpire un ostacolo a causa della scarsa visibilità. Altri abbandonano il loro dormitorio invernale (alberi, siepi e tetti delle case), vagano al buio anche per chilometri e non trovando altro rifugio muoiono per il freddo a causa dell’improvviso dispendio energetico a cui sono costretti in una stagione caratterizzata dalla scarsità di cibo che ne riduce l’autonomia.

A ciò va aggiunto anche lo stress indotto dai botti, anch’esso causa di morte frequente. Nei gatti, e soprattutto nei cani, un botto crea stress e spavento da indurli a fuggire dai propri giardini e recinti, per scappare dal rumore a loro insopportabile, finendo spesso vittime del traffico o di ostacoli non visibili al buio.

L’effetto nefasto sugli animali è dovuto in particolare alla soglia uditiva infinitamente più sviluppata e sensibile negli animali rispetto a quella umana. L’uomo ha un udito con una percezione compresa tra le frequenze denominate infrasuoni, intorno ai 15 hertz, e quelle denominate ultrasuoni, sopra i 15.000 hertz. Cani e gatti, invece, hanno facoltà uditive di gran lunga superiori: il cane fino a circa 60.000 hertz mentre il gatto fino a 70.000 hertz. Negli animali degli allevamenti come mucche, cavalli e conigli, le conseguenze delle esplosioni possono provocare nelle femmine gravide addirittura l’aborto da trauma da spavento.

                                                                                                    WWF Trieste

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