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Il Blog del WWF Friuli Venezia Giulia

mercoledì 18 maggio 2016

Piazzale Rosmini. Informazione e comunicazione ambientale in un recente dibattito all'Università di Trieste

A distanza di alcune settimane dalla notizia, apparsa sulla stampa, sulla potenziale contaminazione del giardino di piazzale Rosmini a Trieste, si è tenuto all’Università un dibattito con il professore Pierluigi Barbieri, docente di chimica, nell'ambito delle lezioni di diritto ambientale tenute in questo Ateneo dal prof. Alessandro Giadrossi.
Il resoconto di questo dibattito avvenuto mercoledì 11 maggio viene pubblicato quale contributo alla discussione su questo tema
Questi i fatti. Il 15 aprile Aris Prodani, deputato triestino del Gruppo misto alla Camera, tiene una conferenza stampa. Chiede l'immediata pubblicazione dei dati sull'origine delle sostanze che si depositano sui terreni urbani, in particolare piazzale Rosmini. In questo giardino pubblico sarebbe stata riscontrata la presenza di benzo(a)pirene, una sostanza cancerogena.
L’indagine sui terreni nell'area circostante l’impianto siderurgico, coordinata da un tavolo tecnico del quale fanno parte ARPA, AAS, Comune e Provincia, era stata avviata allo scopo di individuare un collegamento tra emissioni dell'impianto siderurgico e eventuale contaminazione dei terreni del rione di Servola. Erano state pertanto individuate per essere sottoposte a caratterizzazione varie aree del quartiere e altri terreni cittadini e periurbani che si ritenevano non direttamente influenzati dalle emissioni industriali.
I dati raccolti dall’ARPA vengono resi pubblici dopo qualche giorno dalla conferenza stampa del deputato.

La notizia della contaminazione di terreni quotidianamente frequentati da bambini e anziani, relativamente lontani dall'impianto siderurgico di Servola, viene ripresa dai giornali e da tutti i media locali.
In piena campagna elettorale vari esponenti politici si azzardano a dare delle risposte, con affermazioni perentorie, non molto diverse da quelle dei frequentatori del giardino, intervistati dai giornalisti.
Il problema” afferma Barbieri “è che non ci si aspettava di trovare nel terreno del giardino di piazzale Rosmini tracce di contaminazione”. Si riteneva che si trattasse di un luogo neutro, quello che può essere definito tecnicamente un “bianco”, ovvero un terreno i cui dati possano essere confrontati con altri maggiormente soggetti all'apporto di polveri disperse nell' aria e poi depositate sui terreni per gravità o trascinate dalla pioggia.
Le analisi del top-soil, ovvero dei primi dieci-quindici centimetri di profondità, hanno evidenziato la presenza di idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Si tratta di sostanze abbastanza stabili che si trovano spesso nelle polveri atmosferiche. I policiclici aromatici sono prodotti di combustioni imperfette, che avvengono ad esempio in motori di autoveicoli e navali e in impianti da riscaldamento ma derivano anche significativamente dalla distillazione industriale del carbone. Non è immediato identificare quale sia la fonte della contaminazione poiché sulle sostanze che arrivano nel terreno intervengono agenti e modificazioni anche ad opera di microorganismi.
Barbieri ricorda alcune ipotesi: Ferriera, traffico, terreni già contaminati utilizzati nella realizzazione del giardino. Il giardino è distante circa due chilometri dall'impianto siderurgico e non si trova sottovento rispetto ai venti dominanti, che possono trasportare le sostanze emesse dall’ impianto. E’ stata considerata anche la storia del giardino realizzato nel secondo dopoguerra probabilmente utilizzando terreni di riporto. Per valutare se si tratti di contaminazione già presente nel riporto, secondo Barbieri si può verificare se gli IPA siano presenti anche a maggiore profondità nel terreno, mentre per individuare il contributo di altre sorgenti va ricercata la presenza di altri marcatori, cioè sostanze caratteristiche delle sorgenti indagate. L'ipotesi che pare più sensata è quella che sorgenti multiple abbiano portato nel tempo ad una così alta concentrazione di sostanze in quell'area verde.
Andrà poi compreso se queste sostanze che contaminano il terreno costituiscano un effettivo rischio per il bersaglio umano e animale.
Il rischio dipende dalla significatività dell'esposizione dipende dai parametri di permanenza delle persone in un luogo, molto diversi in un luogo ricreativo rispetto a quello destinato alla residenza.
Agli enti competenti spetta comunque agire con la messa in sicurezza dell’area, per tutelare precauzionalmente la salute pubblica.
Dal dibattito con gli studenti è emerso come la questione sia complessa e priva di soluzioni definitive a breve termine.
Appare invece chiaro come, per verificare l'origine di questa contaminazione e in particolare per tracciare un eventuale collegamento con l’impianto siderurgico, vada verificata l’attuale pressione sull'area, ovvero se ci siano dei flussi di sostanze e polveri depositate quotidianamente. Il che non è particolarmente difficile, essendo sufficiente posizionare, per periodi anche brevi ma rappresentativi, dei deposimetri ed analizzarne il contenuto.
L’attenzione all'identificazione della contaminazione di questo sito inoltre non deve deviare risorse economiche e umane dallo scopo dell’indagine per cui era stato costituito il tavolo tecnico: la valutazione dell’impatto dell’impianto siderurgico a Servola.
Il dibattito con gli studenti ha riguardato anche il problema dell’informazione ambientale, sui tempi di pubblicazione dei dati. Alessandro Giadrossi e Pierluigi Barbieri hanno condiviso l’opinione di come l’informazione ambientale non possa prescindere da una adeguata comunicazione ambientale. Il dato ambientale, privo di contenuti realmente informativi, rischia di essere manipolabile e fonte di immotivato allarme.






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