di Alessandro Giadrossi
Con
la conferenza sul Lupo che si terrà questa sera si concluderà la campagna
nazionale Stop ai crimini di natura.
Finora
sono state raccolte oltre 55.000 firme della petizione nel corso di oltre cento
eventi organizzati negli ultimi tre mesi dal WWF.
Con
la petizione si chiede di introdurre il nuovo 'delitto di uccisione di specie
selvatiche protette', una ''violazione
punita sinora con una semplice contravvenzione''. La recente approvazione da parte
del Senato del ddl sugli ecoreati non comprende, infatti, la fauna selvatica. I
reati contro la fauna selvatica rappresentano ''il 22% del totale dei reati
ambientali''. Nel nostro Paese rischiano
di rimanere impunite le uccisioni di specie simbolo come il lupo, gli orsi, le
aquile e le tartarughe marine. La
petizione chiede altresì il rafforzamento del sistema dei controlli e, quindi,
del Corpo Forestale dello Stato.
Per
concludere la campagna il WWF Italia ha scelto il lupo, una specie simbolo
delle sue battaglie.
Già
nel 1971 il WWF lanciò l’Operazione San Francesco per salvare il lupo di cui
esistevano allora non più di 200 esemplari. Si ottenne così anche il primo
provvedimento normativo per la tutela di questa specie, firmato nel 1973 dal
ministro Lorenzo Natali.
Il lupo (Canis lupus) e una delle specie più importanti dell'intero
patrimonio faunistico italiano e internazionale ed è oggi in un momento di
forte espansione territoriale e numerica.
Come
accade in presenza dei grandi carnivori, il bracconaggio costituisce la tipica
risposta ad una situazione di attrito che si instaura tra coloro che vedono i
propri interessi economici messi in discussione dalla presenza del predatore e
il predatore stesso.
La
carenza di informazioni e di conoscenze tecniche, l'assenza (più o meno
percepita) degli organi di controllo, la complessità di taluni meccanismi di
indennizzo del danno e il ritardo con cui gli indennizzi vengono elargiti,
costituiscono il terreno fertile su cui cresce e si propaga la piaga del bracconaggio.
La
salvaguardia del lupo passa necessariamente attraverso la messa in atto di
molteplici azioni.
La
mancanza di una politica di sistema di carattere nazionale, da molti richiamata
ma mai veramente promossa, costituisce il vero nodo del problema. Vi è
un’indiscutibile carenza di politiche strutturali di prevenzione dalla
predazione e gestione dell’allevamento zootecnico.
Le
politiche messe in atto per mitigare il conflitto tra grandi carnivori e
attività antropiche ad oggi non sono state in grado di ridurre
significativamente l'ostilità di determinati settori della popolazione o di
porre un reale freno al bracconaggio, soprattutto nell'area appenninica.
Il
bracconaggio nei confronti dei lupi, che avviene con armi da fuoco, lacci e uso di bocconi avvelenati, rappresenta una
delle primarie cause di morte della popolazione italiana.
10
lupi furono uccisi nei primi due mesi del 2014 e, in alcuni casi, furono fatti appositamente
ritrovare nelle piazze dei paesi nel Grossetano in sfregio alle istituzioni
locali e in aperto contrasto con le norme di stretta tutela della specie.
Il
grossetano però non sembra essere un caso isolato ma in diverse parti del
nostro territorio. Lungo le fiumare
dell’Aspromonte e nelle valli dell’Appennino piemontese, si registrano
frequenti fenomeni di bracconaggio ai danni di questa specie, con una stima di
perdita di un 15/20% dell’intera popolazione italiana che, se stimata in almeno
1200 esemplari, significa inesorabilmente 180/240 esemplari uccisi da armi da
fuoco, lacci, trappole e veleno.
Pochi
giorni fa è stato trovato ucciso un lupo ad Arezzo a causa di un boccone
avvelenato.
La
sanzione per l’uccisione o la cattura non autorizzata di un lupo va da due a otto mesi di arresto o l'ammenda da
774 euro a 2.065 euro (legge 157 1992 - art. 30, lett. b). A questa va aggiunta
quella prevista dall’articolo 727 bis,
introdotta nel 2011, che prevede l'arresto
da uno a sei mesi o con l'ammenda fino
a 4.000 euro. Sanzioni risibili perché i procedimenti penali così
possono essere definiti solo con una sanzione pecuniaria.
Pochi
sono poi i casi nei quali si è riusciti a identificare il responsabile
dell’uccisione di un lupo. In
Val di Susa il 25 febbraio 2012
un giovane lupo fu trovato agonizzante in una vigna tra le frazioni Sarà di
Trana e Colombé di Giaveno: era rimasto soffocato dal laccio di un bracconiere.
Il Corpo Forestale dello Stato, nell’ambito del quale esiste un Nucleo
operativo antibracconaggio NOA, condusse le indagini che consentirono di
individuare l’autore dell’atto di bracconaggio, un pensionato che cercava di
liberarsi illegalmente di alcune volpi. Dopo gli accertamenti del caso, l’uomo,
reo confesso, fu denunciato alla Procura della Repubblica di Torino e nel
processo il WWF si costituì parte civile. L’11 aprile 2014, il responsabile è stato condannato dalla Quinta Sezione
Penale del Tribunale di Torino alla pena detentiva di tre mesi a seguito patteggiamento.
Per saperne di più, sino a metà marzo,
potrete recarvi nelle Biblioteche cittadine che hanno aderito alla nostra
campagna per la diffusione della conoscenza sulla conservazione del lupo.
Desidero ringraziare tutti i volontari per
l’attività che hanno svolto, coloro che hanno dato il loro contributo economico
e che hanno sottoscritto la petizione.
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